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La carriera madrigalistica

Il debutto di Paolo Badoer come basso solista nei Madrigalisti di Venezia avviene proprio all'inizio della nascita stessa del complesso da camera veneziano, avvenuta nel 1965 nella sala concerti del grattacielo Pirelli di Milano. I madrigalisti ripropongono i capolavori musicali del passato con particolare dedizione all'opera di Claudio Monteverdi e alle musiche di Scuola Veneziana all'epoca dei Dogi (16° e 17° secolo). «Il repertorio, frutto di severe letture di molte opere, condotto dai componenti stessi del complesso, offre pagine assai rare eseguite da voci soliste e strumenti antichi, mettendo in luce per la prima volta gli aspetti significativi e l'eccezionale interesse di questo repertorio.

L'ensemble veneziano raggiunge in pochi anni le più alte vette in campo internazionale. Oltre ad aver realizzato incisioni discografiche di madrigali virtuosi e opere di Monteverdi ed aver preso parte a diverse trasmissioni radio-televisive su reti Italiane ed estere, hanno partecipato ai più prestigiosi festival internazionali in Germania, Francia, Svizzera, Montecarlo, Austria, Spagna, Portogallo, Polonia, Repubblica Ceca, Finlandia e Turchia». I madrigalisti di Venezia hanno inoltre varcato l'oceano per tre anni consecutivi, dal 1966 al 1968, intraprendendo lunghe tournée in America. Così si legge nel New York Times al loro ritorno negli Stati Uniti nel 1968: «I madrigalisti sono impeccabili. L'armonia delle voci e degli strumenti antichi è delicata. Danno l'impressione di avere una attitudine intrinseca nel comunicare la musica di Monteverdi».

Il basso Paolo Badoer si distinse personalmente in ogni esecuzioni, ottenendo sempre un trattamento di riguardo da pubblico e critica: «un godimento tutto particolare ha offerto la voce possente e pur tuttavia estremamente duttile del basso Paolo Badoer» al Festival Internazionale di Brema (Dr. L.R. in Bremer Nachrichten, 4.5.1967). Conquista il pubblico al castello di Chillon   con la sua «voce impressionante» (Gazzette de Lausanne, 4.9.1968) e Bruno Tosi lo giudica «impeccabile» al Palazzo Zenobio di Venezia (Il Gazzettino, 3.5.1968).

Il successo si ripete con ancor più fervore in America, Robert Marsh lo considera un basso «dotato di una grande voce e dell'abilità di usarla bene» (Chicago Sun-Times, 19.10.1968) e sempre a Chicago si distingue per personalità e vigore. Kenneth Sanson scrive che «solo l'esecuzione dell'aria cantata dal basso Paolo Badoer è emersa da un'atmosfera funerea provocando un gradito alito di vitalità, come quando si serve sempre un raro cognac francese, ammirandone il profumo e l'eccellenza, ma se si interrompe con un bicchiere di uno straordinario vino da tavola, è un piacevole cambiamento» (Chicago's American, 19.10.1968). E ancora, con le parole di Collins George: «il basso Paolo Badoer è stato semplicemente magnifico» (Detroit Free Press, 3.11.1968).

Al Festival di Schwetzinger, «nel famoso Combattimento di Tancredi e Clorinda, il basso Paolo Badoer ha affascinato per la forza espressiva e la bellezza di voce» (Pfälzer Tageblatt, 20.5.1967) e sempre nel 1981 al Festival di Vevey, «i cantanti erano dominati dalla imponente voce straordinaria di Paolo Badoer, un basso d'opera possente e drammatico che si immaginerebbe piuttosto sulla scena di una grande sala che nello spazio ristretto di Chillon. Alla vigilia egli aveva superbamente riempito con la sua voce il volume imponente della chiesa di S. Martin con un aria di Cavalli. Sensibile, caloroso, talvolta un po' esuberante, egli ha brillato in ogni suo intervento sia come solista che assieme ai due compagni» (A. Rüf in Feuille d'Avis de Vevey, 20.9.1981). A Montreuxm, Jean Claude Jaccard scrive: «e vocalmente, cosa ci si può augurare di più perfetto di uno stile tanto solare, ricco di luce come quello del basso Paolo Badoer nel Monologo del Tempo?» (24 Heures di Losanna, 29.9.1981).

La critica si è sempre espresso con entusiasmo nei confronti di Badoer, specie nei grandi festival europei e nei concerti americani, dove la sua «qualità sonora prendeva, sotto le volte della gran sala, une résonance stonante» (Jean Lapierre in Dauphine Libere, Grenoble, 25.3.1989). Ed è proprio «nel bellissimo monologo del Tempo di Cavalieri, dove l'organo e gli archi si legano a meraviglia con la voce calorosa del basso Paolo Badoer, talvolta tentato dall'esuberanza del suo volume sonoro», che viene messa in risalto «una voce di basso drammatizzata a meraviglia» (Michel Vuillomenet, L'Est Vaudois, 29.9.1981) che si distingue per «il suo timbro così drammatico, in perfetta corrispondenza con lo stile di Monteverdi» (Fran. in Diario de Burgos, Burgos 8.8.1990).

Il culmine della carriera arriva col conferimento dei più illustri premi veneziani: il Premio Venezianello nel 1981 e il Leone d'Oro di Venezia nel 1986, che coronano un impegno artistico internazionale che durerà per ancora per quasi vent'anni.

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